Fred again.. torna sulla scena musicale con ten days, un album che non si allontana radicalmente dalle sonorità che hanno reso famoso l’artista britannico, ma che al tempo stesso offre alcune piccole variazioni stilistiche che meritano di essere analizzate.
Il disco si apre con adore u, che segna un deciso passo verso il pop anche grazie alla voce rassicurante di Obongjayar, ma il tentativo di allontanamento di fred dai campionamenti e dai drop che avevano caratterizzato i suoi lavori precedenti continua con places to be, brano che mostra le influenze della black music attraverso il featuring di Anderson .Paak, mentre where will i be sfiora addirittura il country, genere che – come ci ha dimostrato Beyoncé con il suo ultimo, sbalorditivo COWBOY CARTER, ma anche Post Malone con il suo recente F-1 Trillion – oggi vive una nuova rinascita. Tuttavia il cuore pulsante dell’album rimane quella elettronica accessibile ma raffinata che Fred again.. ha saputo padroneggiare fin dagli esordi, con atmosfere cariche di attesa e quella sensazione di comunanza che tanto caratterizza i suoi concerti.
Dal punto di vista strutturale, ten days ha non pochi momenti di debolezza. Se le influenze pop e black dei primi brani portano un certo dinamismo, la battuta d’arresto arriva con glow, un pezzo di oltre sette minuti che, nonostante la presenza di due collaboratori di grande spessore come Four Tet e Skrillex, si rivela un peso per la parte centrale del disco. Fortunatamente l’album riesce a mantenere un certo grado di organicità grazie alla presenza degli skit, che contribuiscono a legare i brani in modo più armonico. Senza questi intermezzi, ten days rischierebbe di sembrare una semplice playlist invece di un corpo unico. Brani come peace you need e backseat, inoltre, riportano definitivamente il progetto sui binari e vi conferiscono una degna conclusione.
Il vero punto di forza di ten days, però, risiede nel suo essere una sintesi del sound che ha reso celebre Fred again.., accompagnata da piccoli ma interessanti passi avanti nella sua evoluzione artistica. Molte delle sonorità che ricordano i suoi dischi precedenti, come la trilogia Actual Life, sono ancora presenti, ma l’artista britannico non dimentica di strizzare l’occhio anche alle atmosfere rarefatte ed evocative di Secret Life, l’album del 2023 realizzato in collaborazione con Brian Eno.
Detto ciò, ten days non riesce a fare il salto di qualità che ci si sarebbe aspettato dopo Actual Life 3, disco della maturità di Fred again.. L’esplorazione di nuovi generi come il pop e il country è senza dubbio apprezzabile, ma manca quella ricerca sonora che potrebbe elevarlo a un livello superiore, avvicinandolo all’elettronica sofisticata di artisti come Jamie xx. In modo simile manca un lavoro sulla voce, che l’artista britannico continua a usare esclusivamente con quel tono dolente che alla lunga rischia di risultare stucchevole, oltre che sui testi, che non trovano mai chiavi di lettura diverse da quella vagamente esistenziale o sentimentale.
Focalizzandosi sui singoli brani, una menzione d’onore va fatta a fear less, che grazie al semplice ma efficace ritornello cantato da Sampha conferisce al disco una notevole forza emotiva. Anche ten, che come singolo poteva sembrare poco convincente, acquista un nuovo valore all’interno della narrazione complessiva dell’album. Lo stesso non si può dire per la già citata places to be, che al contrario funziona bene da sola, ma compromette la coesione del disco.
ten days, insomma, è un progetto abbastanza solido, con momenti riusciti e alcuni passaggi poco originali. Fred again.. continua a dimostrare la sua capacità di creare atmosfere intense, ma forse è arrivato il momento per lui di osare di più, esplorando nuove direzioni musicali con maggiore convinzione.