Cosa fa Radiohead più Fontaines D.C.?
Immaginate di prendere un disco di successo nel mercato irlandese come l’ultimo Skinty Fia dei Fontaines D.C., quell’indescrivibile fascino che ha l’accento di Grian Chatten. Ora pensate di snellire la presenza degli strumenti nelle tracce e di renderli più digeribili, magari anche con qualche tocco elettronico à la Radiohead che ne aumenta il senso di occlusione. Con questi “piccoli” accorgimenti possiamo farci un’idea di quale sia lo stile del secondo album dei The Murder Capital “Gigi’s Recovery”.
Un album non convenzionale
E’ chiaro fin dai primi secondi che l’impronta che hanno cercato di dare sia molto intima e incentrata su dei concetti cardine. Uno di questi non a caso è il titolo della prima canzone: l’esistenza e il valore che le diamo ogni giorno. Troviamo anche spesso il rapporto con il sogno e con ciò che non è tangibile o lontano: i testi sono pieni di allegorie con lo spazio, come in “Crying” e in “The Stars Will Leave Their Stage”.
Musicalmente parlando, ci sono due elementi che risaltano e fanno scintillare questo album: la voce del cantante, profonda ed espressiva, e la pulizia d’insieme degli strumenti: sempre al posto giusto, mai invasivi.
Stupisce anche la maturità nello riuscire a cambiare coerentemente e continuamente la velocità dell’album, passando da pezzi rilassati come “Belonging” e “The Lie Becomes The Self” a delle hit fulminanti come “Return My Head”, ma anche dei pezzi che sono una fusione delle due cose, come “We Had To Disappear” o la bellissima title track “Gigi’s Recovery”: quasi 6 minuti di climax che alla fine va a collassare su sé stesso e prepara alla fine dell’album “Exist”, che dona una ciclicità all’album davvero interessante collegandosi col primo pezzo di cui abbiamo parlato sopra.
Siamo solo ai primi giorni del 2023 e ho già avuto la prima sorpresa con i The Murder Capital, una band ancora piccola ma con una voglia di esplodere evidente. Teneteli d’occhio perché ne sentiremo parlare per un bel pezzo, ne sono convinto.