Premetto che non sono un fan dei Sigur Rós. Li conosco come una band di qualità, apprezzata da molti, ma non mi sono mai immerso nella loro vasta produzione musicale. Tuttavia, come si dice, c’è sempre una prima volta in tutto.
E quando vengo a sapere di un concerto dei Sigur Rós a Bari, la mia città, capisco che è un’opportunità da non lasciarsi sfuggire. La location dell’evento è il Faro Borbonico, situato sul molo della parte più antica del Porto di Bari, e a curare l’organizzazione è il Locus Festival, che già l’anno scorso aveva fatto centro portando nello stesso posto gli Alt-J.
Considerando anche la mia fortuna nell’abitare a meno di 20 minuti a piedi dall’entrata, è evidente che da un posso andarci si passa a un devo andarci per forza.
E’ molto lontana l’Islanda, è vicina a Bari l’Islanda
Ho sempre pensato che quando si assiste a un concerto di una band che si conosce poco non sia sempre un bene cercare di ascoltare ogni canzone che hanno fatto, ma nemmeno andare totalmente all’oscuro (seppur anche qui esistano eccezioni). Insomma, quella via di mezzo che permette di capire il genere musicale e l’evoluzione stilistica dell’artista, ma che lasci anche spazio alla sorpresa e all’imprevisto. D’altronde, è molto difficile conoscere ogni sfumatura di una band attiva musicalmente dal 1994: scelgo quindi una parte della loro discografia e cerco di sapere cosa ha reso questi islandesi così famosi.
Nelle ore che precedono il concerto incomincio dunque a pormi qualche domanda:
- saranno stati tanti 50 euro per un biglietto?
- ne uscirò contento o ne rimarrò deluso?
- il Faro Borbonico sarà all’altezza di ospitare un concerto dei Sigur Ros?
Arriva finalmente la sera e inizio a percorrere il tragitto tra separa casa mia e l’ingresso del Porto. Nel mentre, mi chiedo quanto di esotico possa esserci in una serata che vede sul palco Jónsi” Birgisson, Georg Hólm, Kjartan Sveinsson, nati e cresciuti a Reykjavik, in una classica umida serata barese di metà luglio circondati dalla brezza del mare e dalle crociere.
Dubbi e curiosità che svaniscono quando alle 21:30 i Sigur Ros si prendono la scena: bastano davvero meno di 15 minuti per comprendere come il tutto sarebbe pienamente valso il prezzo del biglietto.
Come da consuetudine nei concerti in cui non è prevista la presenza della London Contemporary Orchestra , il trio islandese parte da Glòsoli: brano che è quello che mi piace di più, per la versatilità, raffinatezza e quell’esplosione a metà traccia che rende tutto perfetto. La resa è stata perfetta, potente e godibile allo stesso modo.
In ogni momento si è sempre avuta la sensazione di un live praticamente impeccabile, con un Jonsi in splendida forma che non si è mai tirato indietro nel “duettare” con Holm e Sveinsson, tra bassi e chitarre, fino a sconfinare in batteria e tastiere.
Risultato? Noia zero, godimento massimo.
Il classico retrogusto amaro all’italiana
“Siamo pronti per eventi come a Barcellona e a Copenaghen”: questa fu la dichiarazione del sindaco di Bari Antonio Decaro alla vigilia dell’evento che avrebbe visto esibirsi gli Alt-J al Faro Borbonico per il Locus Festival lo scorso anno. Una frase importante, con un implicito riferimento al Primavera Sound (di cui il nostro Matteo ha scritto a lungo il mese scorso) e al Roskilde Festival.
Certo, paragonare Bari a Barcellona e Copenaghen potrebbe sembrare un’esagerazione e al momento lo è, ma la location attorno a cui si è svolto il concerto dei Sigur Ros ha sicuramente del potenziale. Un porto decisamente grande, dove tra ingresso e zona palco ci sono diversi chilometri di camminata tra crociere, navi e sguardi sul Mar Adriatico che riflette uno splendido tramonto. Ovviamente, non siamo ai livelli della maestosità del Parc Del Forum, ma ha sicuramente un suo fascino. Anche perché il porto barese ha il pregio di essere anche ben posizionato vicino al centro (meno di 10 minuti a piedi) rispetto a porti di altri festival europei, quindi dei punti a favore ci sono senza dubbio.
Passiamo però ai fatti, cioè come è stata l’esperienza in queste tre ore di serata: una volta arrivati, la visuale che si ha davanti è di un palco incastonato tra il faro e una nave da crociera. Un effetto interessante, vista la possibilità di avere non solo la visuale “centrale” sul palco ma di potersi anche girare attorno per godere della visuale nella sua interezza. All’inizio sembra infatti di assistere quasi a un concerto come se si fosse su una nave.
Tuttavia, non è purtroppo tutto rose e fiori come sembra: dopo poco più di 30-40 minuti iniziano a scorgersi i primi problemi. Il più importante è sicuramente la presenza di rumori causati dalla nave da crociera adiacente al palco, che tra operazioni di carico e scarico di merci ha dato sicuramente fastidio al godimento di un concerto che basa quasi tutto sulla potenza ed eleganza d’esecuzione. Il problema è stato così di grave entità da essere più volte ripreso nei commenti su Facebook e Instagram da parte di chi ha assistito al concerto, e anche dalla pagina del Locus Festival stesso che si è profondamente scusata per i disagi accorsi durante la serata.
Se di successo si può dunque parlare per l’operazione Sigur Ros al Sud Italia, altrettanto non si può esattamente dire per quanto riguarda la logistica. Un aspetto non solo comune al Locus Festival (basta vedere cos’è successo pochi giorni fa al Rock in Roma per gli Arctic Monkeys), ma che non può giustificare a pieno i disagi successi: sarebbe bastato poco per rendere la serata che ha visto i Sigur Ros protagonisti quest’anno liscia come quella che ha visto gli Alt-J performare lo scorso anno.
Ed è un peccato, perché tornando verso l’uscita non ho potuto che constatare quanto spazio effettivamente ci fosse per rendere il tutto più agibile, anche se pur con una miglior logistica siamo effettivamente lontani dal sogno di cullare un festival estivo di tre giorni nello stesso posto.
La Primavera è ancora lontana?
Il bilancio dell’evento è alla fine positivo: c’è solo da levarsi il cappello ed esclamare chapeau di fronte a ciò che sono riusciti a fare gli organizzatori del Locus Festival e cioè portare per la prima volta assoluta una band così storica come i Sigur Ros nel capoluogo del Sud Italia. Spero che questo, unito alla presenza degli Alt-J e dei Chemical Brothers lo scorso anno, sia un segnale che effettivamente qualcosa stia cambiando per quanto riguarda gli eventi musicali nell’entroterra barese. Anche perché, la risposta c’è stata ed eccome: biglietti che nonostante il prezzo sono quasi andati sold-out e dati ufficiali che danno oltre le 4.000 presenze.
Rimane però un’ultima domanda a cui rispondere: Bari è effettivamente pronta ad ospitare eventi internazionali come a Barcellona e Copenaghen?
In definitiva, no: a breve termine Bari non è lo è. La speranza, però, è che prima o poi tutto ciò accada.
Ricordando sempre che mai come in Italia tra il dire e il fare c’è sempre il mare.