Il live di Frank Ocean al Coachella non può essere solo buttato

Parliamoci chiaro fin da subito, al fine di evitare spiacevoli malintesi: la performance del weekend 1 di Frank Ocean al Coachella – il festival mediaticamente più rilevante al mondo svoltosi nel deserto della California due settimane fa – non è esente da dei problemi, molti di questi troppo gravi per non essere citati e presi in considerazione in una analisi che si rispetti.

Il contesto è la chiave

Prima di partire credo sia necessario contestualizzare il tutto per inquadrare il personaggio e l’aura di misticità che si cela dietro alla figura di Frank Ocean: musicalmente parlando, ha alle spalle due album che hanno definito culturalmente gli anni 2010 come channel ORANGE e Blonde, entrambi largamente apprezzati da critica e pubblico, con i prezzi del secondo album in vinile che toccano quasi i 500 euro per via della quantità risicatissima di esemplari nel mercato.

All’uscita di Blonde è seguito un tour di sole 9 date tra Nord America ed Europa nel 2017, tra le quali spicca quella del FYF Festival di Los Angeles del 22 luglio, con la presenza straordinaria durante Close To You di un certo Brad Pitt sul palco, che forse potreste avere sentito da qualche parte.

Dopo questo tour la presenza da personaggio pubblico di Frank Ocean è stata praticamente nulla, cosparsa da avvistamenti in serate di gala e raramente con l’uscita di singoli come Chanel, una cover di Moon River (originariamente cantata da Henry Mancini nel 1961) o la meravigliosa Biking scritta a tre mani con JAY-Z e Tyler, The Creator.

Si è iniziata a vedere una luce nel 2019 con l’uscita dei singoli DHL, In My Room, Cayendo e Dear April che lasciavano facilmente presagire all’uscita imminente del terzo album, ma le speranze furono spezzate dalla tragica notizia nel 2020 della scomparsa di suo fratello Ryan a soli 18 anni per un incidente in auto. Penso sia superfluo commentare il fatto e motivare il perché della cancellazione di quel progetto.

Proprio nel 2020 è stato annunciato come headliner (il nome di punta, ndr) di una delle tre giornate del Coachella che ovviamente non si tenne per via della pandemia di COVID-19.

 

Ma questo Coachella?

Parlando del Coachella, come ogni altro festival ha dovuto saltare ben due edizioni proprio per il problema appena citato e nel tanto acclamato ritorno nel 2022 ha visto la cancellazione di Kanye West come headliner, quindi non sono nel loro massimo momento di gloria, quantomeno a livello di immagine e percezione popolare.

Un altro tassello importante per comprendere ciò che è successo è il fatto che Coachella e YouTube hanno in atto dal 2019 una collaborazione che garantisce al colosso dello streaming video una copertura praticamente completa dell’evento con 6 canali dal vivo, uno per ogni palco.

Fatte queste lunghe (ma doverose) premesse, possiamo finalmente concentrarci sul concerto avvenuto al terzo e ultimo giorno di quest’edizione e partirei proprio da ciò che oggettivamente non è andato bene, un po’ per toglierci l’elefante nella stanza, ma anche perché voglio chiarire che – nonostante sia un parere dato da un grande estimatore del prodotto fornito da Frank Ocean – non sono qui per stendere un tappeto rosso e lasciargli passare dei fatti oggettivamente inaccettabili.

Scivoloni inspiegabili

Partiamo proprio dal lato livestream, perché se proverete a cercare video dell’evento troverete solo i classici video registrati col telefono dal pubblico. Come mai, vista la premessa appena fatta? Ci sono elementi per credere che sia stato lo stesso artista a pochissime ore dall’inizio dello show a non permettere la fruizione dell’evento sui canali ufficiali. Decisione poi presa da un’altra cantante di fama mondiale come Björk, esibitasi appena prima sullo stesso palco.

Non mi sento di criticare tanto la scelta di non rendere disponibile il suo spettacolo in alta qualità su internet, quanto più di comunicare la sua scelta con così poca tempestività all’organizzazione e soprattutto alle centinaia di migliaia di fan e curiosi che non avevano motivo di credere che l’evento non potesse essere disponibile.

Inoltre, Stereogum riporta che l’impostazione del palco mostrata fosse profondamente diversa e snellita da quella originariamente pensata e approvata mesi prima (sottolineo MESI) dagli organizzatori, che doveva comprendere una pista di pattinaggio sul ghiaccio con decine di performer allenati per una coreografia che non vedrà mai la luce. Gli stessi ballerini hanno alla fine dovuto togliere i pattini e rindossare le scarpe per camminare in tondo sul palco durante i primi brani.

La scusa usata dal cantante e il suo entourage è di un presunto infortunio ad entrambe le caviglie che sa più di scusa legale per non dovere rimborsare nulla, visto che sul palco non sembrasse avere particolari difficoltà a muoversi. Di tutte, questa è la cosa che reputo più grave in assoluto perché, sebbene sia il primo a tutelare la libertà artistica di un cantante, non transigo quando si tratta di schernire l’operato di decine e decine di persone che hanno speso mesi per preparare qualcosa che per il vizio di onnipotenza di una persona rimarrà incompiuto e per certi versi inesistente.

A rincarare la dose è stato anche il fatto che una legge dello stato della California imponga un coprifuoco oltre la mezzanotte per cui oltre quell’ora debbano essere cessate tutte le attività come quella del festival. Il set originariamente era previsto per le 22 (ore locali), garantendo virtualmente uno spettacolo di due ore, perfettamente conforme con la portata dell’artista, ma lo spettacolo è inspiegabilmente iniziato un’ora dopo, dimezzando letteralmente la durata del concerto.

Dei tre punti principali questo è quello che sento considerare meno un difetto oggettivamente imputabile a Frank Ocean, in quanto non ci è dato sapere se il ritardo fosse causato da un’ennesima sua imposizione o a delle semplici difficoltà tecniche. Qualcuno ha provato ad ipotizzare fosse sempre dovuto alla scelta di cambiare l’impostazione del palco, ma molte fonti parlano che la suddetta scelta fosse stata comunicata almeno un giorno prima, quindi mi trovo in difficoltà a pensare che solo quello possa avere causato il ritardo.

Sempre con la scusa delle caviglie, con una nota ufficiale il cantante ha poi informato che la performance attesa esattamente una settimana dopo (sempre nel deserto californiano) non si sarebbe tenuta, poi sostituita dal back to back (to back) di Skrillex, Fred Again.. e Four Tet che ha chiuso ufficialmente le due settimane del festival.

Skrillex, Four Tet e Fred Again.. sul palco del Coachella, 2023

Non è un disastro su tutti i fronti

Tolti questi punti (più o meno oggettivamente) vergognosi, quello che ci rimane da analizzare è la sfera soggettiva: la performance in sé, o quello che ne è rimasto.

È qui che voglio focalizzare il cuore di questa analisi, perché si è tanto parlato (anche giustamente) dello scandalo, ma le critiche alla musica e allo show proposto da Frank Ocean sono poche e spesso anche abbastanza deboli, frutto perlopiù del classico problema dell’hype: quello che ci fa creare fantasie in testa che non sono realistiche, andando a richiedere di più di quanto realmente l’artista potrebbe fare. A questo tipo di critiche rivolgo una semplice domanda: ma cosa vi aspettavate da un personaggio come lui?

In particolar modo mi sento di voler citare un post della pagina Instagram Deerwaves, che in merito alla scelta di Ocean di aver proposto versioni modificate dei suoi pezzi più celebri dice: “… Per quanto sia naturale per un artista rimaneggiare il proprio repertorio nel corso del tempo, dopo così tanta attesa sarebbe stato più saggio concedere ai fan le versioni originali”.

Nonostante possa essere un’opinione e in quanto tale sia legittima, trovo triste e limitante ritenere un comportamento “saggio” quello di spingere uno degli artisti più impattanti e capace con la sua sola presenza di influenzare un’intera generazione musicale a fare il classico “compitino” del riproporre senza modifiche il suo catalogo.

Magari sarò una goccia d’acqua nel deserto a pensarla così, ma se dovessi decidere di acquistare un biglietto per un concerto di Frank Ocean lo farei anche e soprattutto per farmi sconvolgere da reinterpretazioni dei suoi vecchi lavori, altrimenti davvero qual è la sottile linea che separa l’arte da un prodotto confezionato?

Si può certamente parlare della qualità delle suddette reinterpretazioni ed è lì che vorrei concentrare il dibattito, perché le sensazioni che ho provato guardando questo concerto (seppur da una live su Instagram) sono emozioni che difficilmente ho provato in passato, anche in alcuni concerti visti dal vivo in prima persona.

Il concerto in sè

La maggior parte delle modifiche sono date dall’utilizzo di percussioni; non fa eccezioni l’opener del concerto Novacane, un po’ telefonata vista la citazione nel testo allo stesso Coachella, ma eseguita in maniera praticamente impeccabile.

E già dopo Novacane si possono iniziare ad apprezzare delle pause di quasi un minuto tra un brano e l’altro condite solo dalle urla dei fan, momenti non certo messi a caso che ho trovato utili per riuscire ad apprezzare ogni singola canzone, ripensando a quello che si è sentito e aiutare a caricarsi per quello che sarebbe arrivato dopo.

Ho letto innumerevoli critiche anche riguardanti il palco. Nonostante ormai sappiamo che non sarebbe dovuto essere quello, la scelta di quasi “inscatolarlo” in uno spazio piccolissimo dando un respiro enorme alle riprese meravigliose del concerto dal megaschermo – e qui torna il rimpianto di non averlo potuto avere in streaming – l’ho trovata fin da subito molto rappresentativa della figura pubblica che ormai ha deciso di abbracciare: sfuggente, riservata e quasi claustrofobica.

Alla migliore versione di White Ferrari che io abbia mai sentito segue poi un discorso molto sentito dedicato al fratello con cui ha condiviso momenti importanti proprio al festival, con un timido accenno al tanto atteso nuovo album. E poi ancora giù con Florida, una magnifica Pink + White in acustico e Solo pesantemente rimaneggiata, con tanto di Reprise.

Segue poi una sorta di rave, defilandosi dalla scena e lasciando il timone al dj CRYSTALLMESS e a una security guard inquadrata incessantemente nel megaschermo mentre si lasciava andare a balli e twerk incontrollati. Un momento destabilizzante, ma talmente assurdo che ho trovato divertente.

Voglio essere totalmente onesto dicendo che anche a livello artistico alcune scelte sono state irrispettose e per certi versi anche brutte, come le due hit per eccellenza Nikes e Nights totalmente in playback col cantante impegnato solo a “fomentare” il pubblico e a mostrare quanto male avesse alla caviglia piegandola costantemente.

Tralasciando poi la parte del coprifuoco, la chiusura con la cover di At Your Best (You Are Love) degli Isley Brothers prima e di Aaliyah poi è stata fenomenale, un momento difficile da cancellare dalla mia memoria, anche se sarebbe stato ancora meglio ascoltarla sapendo di starmi godendo l’ultimo brano.

Tiriamo le somme

In conclusione, il punto che ho cercato di portare in questa analisi è che si tratta di una situazione estremamente complicata, con delle colpe oggettive, degli sbagli imperdonabili e un personaggio che non sembra avere tutta l’intenzione di prendersi le colpe dell’accaduto e che – anzi – codardamente ha preferito prendersi gioco di migliaia di persone che hanno speso un biglietto estremamente costoso per godersi uno spettacolo che hanno avuto solo in parte.

Ma c’è un ma, ci deve essere: c’è una performance che nei suoi alti e bassi è stata clamorosa, che prima delle polemiche e dei retroscena reputavo una delle cose più belle che avessi mai visto su un palco del genere. Tutto questo non può essere spazzato, nemmeno dalla tonnellata di fango che lui stesso ha deciso di sommergerci sopra.

Esorto dal profondo del mio cuore chiunque non lo avesse fatto e si fosse fidato di articoli ed opinioni negative di farsi un proprio pensiero, guardando uno dei tantissimi video che potete trovare su YouTube dell’evento, per poi tornare e dire la vostra.

Perché i fatti sono fatti, ma sotto quei fatti c’è un’opera d’arte che è forse maledetta, ma comunque meritevole di uno sguardo più attento.

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