“Blue Lines” dei Massive Attack è uscito davvero 34 anni fa?

34 anni.

Sì, oltre tre decadi fa – precisamente l’8 aprile 1991 – uscì Blue Lines, l’album di debutto dei Massive Attack.

Ci viene un piccolo giramento di testa a pensarci, soprattutto il sottoscritto che quest’anno compirà trent’anni e che, per ovvia età anagrafica, ha potuto vivere parte degli anni Novanta solamente fisicamente. Eppure, se riprendiamo in mano questo disco, profuma sia degli odori di quei tempi ma ancora di tanta freschezza dei giorni nostri.

A metà degli anni Ottanta a Bristol, citta con quasi quattrocentomila abitanti situata sul fiume Avon a sud-est dell’Inghilterra, si fa notare nella scena underground il sound system The Wild Bunch. Un movimento che unì diversi generi e culture (hip hop, punk, R&B e reggae) in grado di dare nuova vita alla musica di quel tempo. Rave illegali, continua voglia di mettersi in gioco, nuove collaborazioni: la città inglese sta per diventare capitale mondiale di un nuovo genere – ma, a questo punto, ci arriviamo con calma dopo.

Nel 1989, i Wild Bunch chiudono baracca e burattini a causa di continue liti interne, ma da qui nasce un trio magico: i Massive Attack, composti da Robert “3D” Del Naja (giovane graffitaro invitato qualche anno prima), Grant “Daddy G” Marshall e Andrew “Mushroom” Vowels. Tutto quello che è stato appreso, imparato, messo in pratica negli anni precedenti confluisce in questo nuovo progetto e nel primo singolo “Any Love” del 1990, per poi arrivare a Daydreaming.

Proprio in Daydreaming si comincia a sentire qualcosa di nuovo: un hip hop morbido, sonorità downtempo, uso smodato del sampling (roba quasi sconosciuta e atipica ai tempi), atmosfere psichedeliche e il candido calore delle voci soul e black. Questo primo prototipo si traduce l’anno successivo in Blue Lines, nove tracce mozzafiato per un totale di tre quarti d’ora dal mood chillout. Il successo è stellare e globale, tant’è che arriva l’etichetta di trip hop da parte di Mixmag che segnerà per sempre il percorso, non solo dei Massive Attack, degli anni Novanta e di tanti artisti futuri.

Come si fa a scegliere una canzone preferita da “Blue Lines”? Ognuna ha il suo carattere, ma su tutte non può che venire fuori la bellissima e instancabile voce di Shara Nelson con Unfinished Sympathy. Ancora oggi così nostalgica ma anche così contemporanea, con un video semplice ma iconico. Una potenza delicatissima che colpisce direttamente al nostro animo.

«You’re the book that I have opened
And now I’ve got to know much more»

Eppure non mancano perle come Safe from Harm e la cover di Be Thankful for What You’ve Got. Emozioni che continuano tutt’oggi, un ascolto che non invecchia mai anche viste le contaminazioni di chi ha popolato in quel tempo il panorama musicale (vedasi, ad esempio, Portishead e DJ Shadow) e chi ha iniziato a popolarlo anche negli ultimi dieci anni (tipo James Blake). Blue Lines ha più di trent’anni ed è un disco così fiero di essere così vecchio. O forse, meglio dire, così attuale.

Articolo scritto originariamente per Feline Wood, 9 aprile 2021

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