
I Black Country, New Road sono la più grossa e piacevole sorpresa musicale degli ultimi anni. Inutile negarlo: con For the First Time, il loro primo album pubblicato nel 2021, hanno dato nuova linfa vitale al post-punk, mentre con Ants From Up There del 2022 hanno confermato tutta la loro forza compositiva. In soli due anni, il collettivo britannico è riuscito a lasciare un segno indelebile nella scena internazionale, raccogliendo consensi sia di critica sia di pubblico.
Proprio quando tutto stava andando per il meglio, però, succede ciò che non doveva accadere: Isaac Wood, frontman dei BCNR, annuncia il suo addio a quattro giorni dall’uscita del sopracitato Ants From Up There, per questioni di salute mentale. È stata una perdita importante perché, oltre a essere la straordinaria voce principale, era anche l’unico autore dei testi. È come quando una squadra favorita per il titolo NBA perde improvvisamente il suo giocatore più rappresentativo per un grave infortunio: la corsa continua, ma tutto cambia.
In una situazione del genere, però, non tutto è perduto. Una squadra di alta classifica può funzionare anche senza il suo trascinatore, perché contano il gruppo e il lavoro collettivo. La dimostrazione arriva subito dopo dai sei restanti membri dei BCNR: l’imminente tour non viene annullato, si sceglie di non suonare più il vecchio repertorio e, al contrario, di scrivere in fretta e furia nuovo materiale.
Da questo processo violento e inatteso nascerà successivamente Live at Bush Hall (2023), che si discosta in buona parte dai due precedenti dischi per sonorità e arrangiamenti. È un cambio di registro obbligato e voluto, pensato per dare una nuova identità al progetto, con brillanti e innovativi esperimenti. Nel mezzo del triennio 2022-2024, Georgia Ellery si è cimentata nell’avventura Jockstrap con Taylor Skye, dando alla luce l’ottimo I Love Jennifer B.
Tutto questo preambolo è necessario per parlare di Forever Howlong, l’attesissima terza fatica in studio dei BCNR. Preceduto da tre singoli a inizio anno e pubblicato lo scorso 4 aprile, ha letteralmente creato due fazioni: la prima acclama la nuova direzione artistica, la seconda disprezza l’operato.
Dal mio punto di vista, ritengo che sia estremamente complicato capire il reale valore di Forever Howlong: io stesso, dopo quattro mesi, sono in difficoltà a scrivere queste poche righe. Però il tempo mi ha permesso di assaporarlo in ogni suo dettaglio, e questo mi ha fatto capire che le voci critiche, in realtà, non hanno capito proprio nulla.
La caratteristica principale di Forever Howlong è proprio la scrittura a sei mani di Tyler Hyde, May Kershaw e Georgia Ellery, che capovolge tutto quello che rappresentava Wood: da testi malinconici e tragici si è passati a una narrazione più leggera e ironica, evidente in tutti e undici i brani e sorretta da un più dolce baroque pop di flauti dolci, mandolini e clavicembali.
Ad esempio, l’apripista Besties affronta i temi dell’amicizia e dell’amore non corrisposto, però con una melodia spensierata e dal forte impatto; Salem Sisters paragona la difficoltà di socializzare a una grigliata estiva con l’esperienza di essere bruciati sul rogo (come le streghe di Salem); Nancy Tries to Take the Night è una composizione in continuo crescendo, che esplora la pressione sociale verso le donne.
Le nuove sonorità sono, di conseguenza, perfette per la – inevitabile – differente firma del trio Hyde-Kershaw-Ellery, chiamato anche a dare voce ai propri testi con esecuzioni più delicate e, ovviamente, femminili. Lewis Evans, May Kershaw e Luke Mark riescono nel compito di mantenere intatta l’identità di base dei BCNR e, allo stesso tempo, di aggiungere atmosfere “cavalleresche” all’album.
Happy Birthday racchiude dentro di sé questi concetti: è immediata, positiva, festosa e celebrativa, pensata dai BCNR per essere divertente da suonare e coinvolgente per il pubblico. E, cosa più importante, è molto più pop di tutto il materiale fino ad allora proposto nel repertorio.
Da qui nasce una riflessione: come mai i vari Fontaines D.C., Shame e Idles – che hanno virato verso un suono più commerciale – sono stati acclamati da tutti, ma i BCNR no? La questione è semplice: sono stati così innovativi a tal punto da creare una fanbase (di pubblico e di critica) carica di aspettative.
C’è chi dichiara di non ascoltarli più dopo la dipartita di Wood; c’è chi afferma che hanno presentato un lavoro sconclusionato; c’è chi, infine, considera Forever Howlong orecchiabile ma dimenticabile. Come scrive Fernando Giacinti su Sentireascoltare: «Questo disco sarebbe un (voto altissimo) se fosse stato fatto da qualsiasi altro artista/gruppo, ma siccome sono i BCNR, e siccome ci aspettavamo di più, allora la valutazione scende di un po’». La verità è tutta qui, perché davanti a noi abbiamo un lavoro pregiato e di ottima fattura (nonostante la produzione di James Ford, che ha messo mani proprio in Romance dei Fontaines D.C.).
Forever Howlong è il perfetto capitolo di svolta nella storia dei BCNR, dove l’amicizia, la passione per la musica e la sperimentazione vengono prima di tutto. Anche davanti alle feroci – e ingiuste – critiche ricevute.